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Il balcone: libertà, rischio o prigionia?

Tante volte mi sono trovata a disquisire sulla necessità di mettere in sicurezza i balconi di chi decideva di adottare un felino.
Tante altre, mi sono trovata a ricevere post di gatti più morti che vivi schiantatisi dai piani più disparati.
Altre, invece, su chiamata per uscire con le Guardie Zoofile e valutare la prigionia di gatti confinati sui balconi per mesi, in ogni stagione dell’anno, senza possibilità di accedere all’interno dell’appartamento.
Dovrebbe essere abbastanza noto, per chi decide di adottare un felino, che si sta mettendo in casa un predatore, colui che obnubila il cervello quando sta cacciando e che, per acciuffare un insetto o un piccione, non fa tanto caso alla situazione di pericolo per caccia e/o gioco che sia.
È noto il modo di dire: “curiosity killed the cats”.
Detto questo, dovrebbe essere abbastanza scontato che chi adotta ha la responsabilità e il dovere di mettere l’adottato nella situazione di sicurezza. Chi viene adottato non ha scelta, non può decidere da che persona andare e avrebbe, invece, le idee molto chiare su come vivere la propria vita. Nemmeno ci chiede di essere adottato, in realtà, anche se ho visto la riconoscenza negli occhi di molti gatti, più o meno forastici e di strada, una volta data loro una dimora calda, cucce comode, cibo assicurato e tante coccole.
Ma non basta: le motivazioni di specie vanno oltre la soddisfazione dei bisogni primari, ecco perché poi arrivano le chiamate di gatti stressati, annoiati in case nude dove poco hanno da fare, se non buttare giù il mero soprammobile.
Detto ciò, la mia posizione è ferma sul fatto che i cuccioli sui balconi non ci devono andare; per un cucciolo la stanza di un appartamento sarebbe già un valido macro mondo da esplorare per un po’ di tempo e all’interno della quale già si sentirebbe protetto e al sicuro…figuriamoci un appartamento intero!
Considero le uscite sul balcone possibili dopo aver valutato molto bene l’indole del gatto e, chiaramente, post sterilizzazione e castrazione, in modo da avere anche una limitazione allo spirito esplorativo dettato dagli ormoni, anche se sarebbe falso asserire che accade completamente.
Quindi, anche con un gatto giovane “teenager” proprio non starei a mio agio a lasciarlo libero senza aver messo idonee reti. Se, inoltre, abbiamo a che fare con un morsicatore, anche quelle con l’anima di metallo potrebbero non bastare; un gatto arrampicatore è, invece, idoneo alla vita in esterna solo se le reti di sicurezza sono fissate in cima e lateralmente, per evitare visite dai vicini.
Men che meno terrei senza protezione un gatto anziano su un balcone; non mi soffermo per ovvie ragioni sui mici malati, perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa e mettere, seriamente, un gatto in pericolo.
Gli anziani non perdono l’istinto predatorio, possono avere capacità visive e sensoriali ridotte e, in un impeto di euforia e giovinezza ritrovata in un balzo con l’aria che accarezza i baffi, ritrovarsi a cadere nel vuoto con ancor meno capacità di rotazione e posizione da assumere per ammortizzare la tremenda forza di gravità.
E anche sull’ammortizzamento avrei tanto da dire quando abitiamo su lastre di cemento e non in campagna, con grigliati di metalli, strade, macchine ecc.; magari il gatto, se è fortunato, potrebbe anche mettercela tutta per attutire l’impatto… ma cosa si trova all’atterraggio?
Comprendo che ci sono situazioni difficili da mettere in sicurezza, terrazze che poco si predispongono a chiusure complete e, al di là del problema economico, ci sono situazioni architettoniche difficili, vincoli se si è in edifici di interesse storico artistico (ad esempio) e condomini non al passo col tempo che tentano di intimidire con atti giudiziari ciò che, invece, è consentito per legge.
Ma per i nostri a-mici una soluzione si trova sempre… c’è, basta volerlo!
Si può mettere una parte del balcone in protezione, come si può decidere di mettere reti ove possibile e far uscire il felino solo sotto la nostra stretta supervisione.
Ci sono gatti apparentemente disinteressati ad uscire sui balconi o estremamente paurosi, ma non riterrei MAI un gatto totalmente disinteressato da lasciarlo solo.
Purtroppo, esiste la Sindrome del Gatto Volante e tra i gatti che perdono la vita ce ne sono altrettanti che riportano gravi ferite: le più comuni sono le rotture degli arti, la frattura della mandibola, del bacino ed emorragie interne. Questo insieme di traumi riportati dai gatti non è assolutamente qualcosa di piacevole da affrontare, da ambo le parti: proprietario e micio.
Il senso di colpa è il minimo, quando tanto dolore è evitabile.
Chiaramente in questo piccolo mio pensiero riassunto, che si potrebbe approfondire ulteriormente, non sono escluse le finestre.
Una piccola citazione merita, essendo atto spregevole, quello di confinare i propri pelosi in esterno. Accade per gatti, cani e altre specie, accade per diversi periodi dell’anno, se non per sempre. Con condizioni atmosferiche avverse, botti di Capodanno, caldo estivo.
Per questi comportamenti io ho sempre una sola domanda: ma perché?
E quando cerco di approfondire, trovo coppie in attesa con ginecologi poco preparati che scagliano l’anatema della toxoplasmosi, figli appena nati, allergie incombenti, addirittura persone in ferie che risolvono il problema del pet relegandolo in balcone…. non voglio dilungarmi, se non ribadire che la vita su un balcone non rispetta le motivazioni di specie, il pet non ti ha chiesto di essere adottato e, per ultimo: ci sarebbero soluzioni diverse e migliori per l’amato compagno di vita… altrimenti di amore non si può certo parlare!

Tata Eleonora A.
LCDS Lazio

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