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Se per vacanza, svago o trasferta di lavoro ti trovi in una delle città coperte dal nostro servizio e hai necessità di un servizio di Pet Sitting per il tuo animale domestico durante la tua assenza, puoi usufruire del nostro innovativo servizio di Travel Dog Sitting.

I nostri Pet Sitter si prenderanno cura del tuo amico a 4 zampe, direttamente in albergo o davanti al luogo in cui non è ammesso (musei, parchi divertimento, locali, stadi, auditorium, ecc.).

Il servizio è personalizzabile in base ad ogni esigenza e richiesta.

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Cosa visitare a Genova?

Costeggiando il Parco Naturale che da Camogli conduce a Portofino, appare come un miracolo, incastonata in una piccola insenatura protetta da una torre cinquecentesca, un’architettura così felicemente integrata con il suo contesto naturale. Eppure proprio l’inaccessibilità del luogo e la presenza di una sorgente d’acqua dolce ne fecero, nell’VIII secolo d.C., un sito ideale per la fondazione di una chiesa. Secondo la tradizione, fu lo stesso martire Fruttuoso a scegliere la baia, indicandola in sogno a Prospero, vescovo di Tarragona in fuga dalla Spagna invasa dagli Arabi e alla ricerca di un luogo dove portare in salvo le reliquie del Santo.
Ricostruita nel X secolo come monastero benedettino, dal Duecento l’Abbazia intrecciò le sue sorti con quelle della famiglia Doria che ne modificò l’assetto, costruendo ad esempio il loggiato a due ordini di trifore e trasferendo qui il sepolcreto familiare, fino a quando, nel 1983, decise di donare l’intero complesso al FAI.
Da allora è in corso la rinascita di questo complesso articolato su corpi con caratteristiche molto diverse fra loro e tanto bisognoso di cure costanti e che nell’aprile del 2017 ha visto concludersi gli ultimi restauri che hanno liberato e valorizzato la fonte sorgiva su cui venne costruita la torre nolare. Il monastero, con il suo chiostro e le tombe Doria, la chiesa primitiva e la parrocchiale, i reperti archeologici e il piccolo borgo, vale una visita per scoprire l’anima autentica di questo luogo lambito da uno mare cristallino spettacolare, che offre al visitatore anche l’inedita possibilità di soggiornare nella Residenza di charme del Bene, ideale per chi cerca un’insolita fuga dal mondo.

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Dal sito ufficiale

L’Acquario di Genova, è da sempre impegnato nella salvaguardia della natura e nell’azione di divulgazione scientifica.
Infatti dal 1992, anno della sua apertura, offre ai visitatori l’occasione di avvicinarsi al mondo marino e acquatico per conoscerlo, apprezzarne il valore inestimabile, scoprire i principali fattori che lo minacciano e, attraverso il coinvolgimento diretto in esperienze edutainment, stimolare un impegno personale per contribuire alla sua salvaguardia.

Oltre alla divulgazione, l’Acquario di Genova ha la conservazione e la ricerca scientifica come scopi principali della propria attività e si fa promotore di una consapevolezza necessaria ad affrontare le sfide globali legate agli Oceani e agli ecosistemi acquatici.
Impegni che, l’Acquario di Genova in linea con la propria mission, porta avanti quotidianamente attraverso i progetti di ricerca in ambiente controllato e in natura, la conservazione e la sensibilizzazione.

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A poca distanza da Porta Soprana, appena al di fuori delle antiche mura medievali, si trova la cosiddetta Casa di Colombo. Si tratta probabilmente di una ricostruzione, risalente al XVIII secolo, dell’edificio originale, medievale, in cui visse in gioventù lo scopritore delle Americhe. Probabilmente la casa andò distrutta durante il bombardamento della flotta francese di re Luigi XIV che colpì Genova nel 1684. L’edificio si sviluppa su due piani: il piano terra era adibito a bottega del padre, Domenico Colombo, che si occupava di tessitura della lana e di commercio. Al piano superiore si trovava l’abitazione della famiglia. Secondo le fonti scritte, il navigatore ha abitato qui in un arco di tempo compreso – indicativamente – fra il 1455 e il 1470.

Oltre ai danni causati dal bombardamento francese del 1684, l’edificio fu coinvolto nell’intenso sviluppo edilizio che interessò la zona di Ponticello, in cui era ubicato. Il quartiere prendeva nome dalla piccola strada denominata Vico Dritto Ponticello, non più esistente, situata poco al di fuori dell’antica Porta Soprana, sul Piano di Sant’Andrea, dove sorge la casa. Secondo lo storico genovese Marcello Staglieno, al quale è attribuita l’individuazione di quella che è stata la casa di Colombo a Genova, la costruzione al tempo del navigatore aveva due o forse tre piani e venne restaurata sulla base dei resti originali. Secondo i documenti d’archivio rinvenuti dagli storici genovesi, Domenico Colombo, padre del grande navigatore, si trasferì insieme alla famiglia in vico Dritto Ponticello nel 1455. Cristoforo compiva quattro anni.
Il piano terreno della casa era adibito a bottega e, sulla sinistra, rispetto al prospetto principale, si trova tuttora la porta d’ingresso. Un solaio a travatura in legno lo divide dal piano superiore, rispecchiando probabilmente l’assetto originario.
Nel 1887 la casa fu acquistata dal Comune di Genova, come prova tangibile che dimostrasse l’origine genovese del navigatore. Quindi l’edificio fu inserito nel programma dei restauri di Porta Soprana, il che ne permise la sopravvivenza alle trasformazioni del centro avvenute tra la fine dell’Ottocento e gli Anni Trenta del secolo scorso. Sulla facciata principale dell’abitazione è esposta una lapide in cui si legge: “Nessuna casa è più degna di considerazione di questa in cui Cristoforo Colombo trascorse, tra le mura paterne, la prima gioventù”.

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Questo insolito museo-dimora, ospitato in un castello neogotico, offre la straordinaria opportunità di entrare nella casa del Capitano Enrico Alberto D’Albertis, suo ideatore, che lo ha donato alla città alla sua morte nel 1932. Viaggiando per mare e per terra tra ‘800 e ‘900, egli ha racchiuso il proprio mondo in una cornice romantica, tra “camere delle meraviglie”, suggestioni marinaresche, evocazioni colombiane e trofei coloniali.
Il suo castello, come documentato dai disegni costruttivi, testimonia il fascino di mondi lontani sul suo spirito, impregnato di “genovesità” e amore per il mare e di altrettanta curiosità verso l’ignoto e l’intentato.

Le collezioni del museo presentate in un susseguirsi di ambienti arredati “in stile” e caratterizzati dal gusto del “revival”, sono costituite dal materiale etnografico e archeologico raccolto in cinque continenti dal Capitano, alle quali si aggiungono quelle del cugino Luigi Maria, primo esploratore del fiume Fly in Nuova Guinea (1872-1878).

Con l’ingresso nel bastione cinquecentesco su cui poggia il castello, si apre un nuovo percorso di visita attraverso ulteriori acquisizioni extraeuropee del secolo scorso da parte della città con reperti archeologici precolombiani del Centro e Sudamerica, materiali etnografici provenienti dal Canada donati dalle Missioni Cattoliche Americane dopo l’esposizione alle celebrazioni colombiane del 1892, rivisitati con uno straordinario allestimento d’autore attraverso il dialogo con le popolazioni di provenienza.

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Il primo Experience Museum dedicato
ai 5 sensi.
La Città dei Bambini e dei Ragazzi rinasce nel 2022 con un percorso espositivo che utilizza i “CINQUE SENSI” come strumento per trasmettere conoscenze e divertirsi, guidando i bambini e i ragazzi in un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e del mondo attraverso l’esperienza diretta.

2 – 12 anni

Un ambiente tecnologico, colorato, contemporaneo, sorprendente anche negli allestimenti scenografici, ideale per le visite con i gruppi scolastici.

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Il Consorzio Liguria Via Mare nasce dall’unione dei due principali operatori di Genova e della Riviera di Ponente: Alimar e Battellieri del Porto di Genova.

Il Consorzio dispone di imbarcazioni che vanno da una portata di 140 ad un massimo di 350 passeggeri.

I servizi comprendono: il giro “Genova dal mare”, escursioni giornaliere con partenza da Genova Porto Antico per le più belle località della riviera, transfer in ambito portuale ai passeggeri delle navi da crociera, trasporto urbano via mare in occasione di importanti manifestazioni (Salone Nautico, Euroflora, ecc.), noleggi di battelli per feste o congressi, escursioni serali con aperitivi e cene a bordo…e tanto altro!

Compagnia leader nel settore del whalewatching e del birdwatching via mare in Italia, con un crescente aumento della clientela, proveniente ormai da tutta la penisola e dall’estero: le uscite vengono organizzate con partenza da Genova Porto Antico, Genova Pegli, Varazze, Savona e Loano.

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La costruzione di vetro e acciaio, opera dell’architetto spagnolo Guillermo Vasquez Consuegra veste di nuovo il più antico edificio della Darsena, un tempo Arsenale della Repubblica di Genova dove venivano costruite, armate e varate le galee.

Aperto nel 2004, anno di Genova Capitale Europea della Cultura, oggi il Galata è il più grande museo marittimo del Mediterraneo, innovativo e tecnologico. Ma non solo, il museo è anche fuori.

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Negli anni straordinari fra Rinascimento e Barocco, i nobili genovesi fanno progettare e costruire una serie di palazzi ricchissimi in Strada Nuova, oggi via Garibaldi, creata dal nulla come teatro della loro magnificenza; e rinnovano le decine di residenze familiari che già esistevano nel centro storico della città.

Genova si arricchisce di magnifiche facciate con decorazioni in stucco, marmo o dipinte, atri grandiosi, splendidi giardini con fontane e ninfei; e all’interno, grandi saloni affrescati, sontuosi arredi, pregiate collezioni, ricche quadrerie. Queste dimore lussuosissime non sfuggono all’occhio di un artista raffinato come il grande pittore fiammingo Pieter Paul Rubens che, all’inizio del ‘600 pubblica in un libro la raccolta dei disegni dei palazzi, che propone come modello abitativo per la nobiltà di tutta Europa.

Il numero e lo splendore dei palazzi dà vita a un particolare sistema di ospitalità pubblica, fissato nel 1576 da un Decreto del Senato: viene istituito un elenco ufficiale dei palazzi di pregio, e si obbligano i loro proprietari a ospitare, a turno, visite di stato. A seconda del rango dell’ospite in visita, veniva scelto un palazzo per ospitarlo: più elevato era il grado di nobiltà dell’ospite, più fastoso doveva essere il palazzo e più ricca la famiglia che aveva l’onore e l’onere di accoglierlo.

L’“Elenco degli Alloggiamenti pubblici o Rolli” e i suoi aggiornamenti sono conservati in preziosi volumi all’Archivio di Stato di Genova.

La qualità dell’architettura e delle decorazioni del palazzi di Genova, il curioso sistema di ospitalità pubblica e l’attenzione di Rubens sono gli elementi per i quali nel 2006 “Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi del Rolli” vengono inseriti nel Patrimonio dell’Umanita dell’UNESCO.

Il sito UNESCO comprende 42 palazzi dei Rolli, fra gli oltre 100 esistenti, che da Strada Nuova arrivano a gran parte del centro storico attraverso Via Lomellini, Piazza Fossatello e Via San Luca, fino a Piazza Banchi e al mare.

I palazzi dei Rolli, in alcuni casi, appartengono ancora oggi a privati, mentre molti sono diventati sedi di banche o uffici; alcuni sono diventati Musei e sono quindi sempre visitabili: i palazzi dei Musei di Strada Nuova, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di Pellicceria, il Museo di Palazzo Reale.

Ogni anno Genova celebra i suoi Palazzi dei Rolli, con l’evento Rolli Days: weekend durante i quali i palazzi aprono le porte e mostrano al pubblico i loro tesori.

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Simbolo della città di Genova, la Lanterna, con i suoi 77 metri di altezza è il faro più alto del Mediterraneo. Secondo alcune fonti, la sua fondazione risale al 1128: raggiunse poi il suo aspetto definitivo nel 1543.

Nel 2001 fu costruita la passeggiata che la collega con il resto della città: un percorso di circa 800 metri che regala una visione suggestiva sul porto di Genova e riprende l’antica strada di accesso da occidente, attraverso la Porta Nuova della Lanterna.

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Nella cornice di una bellissima villa ottocentesca, affacciata sul mare e circondata da un ampio parco nel quartiere residenziale di Carignano, è ospitato il Museo di Arte Contemporanea di Genova Villa Croce.
Quando venne inaugurato, nel 1985, era la seconda realtà contemporanea in tutto il panorama italiano, diventando subito il punto di riferimento per la contemporaneità a Genova.

Le collezioni del museo sono costituite da più di 4.000 opere – dipinti, disegni, sculture – che documentano l’arte moderna e contemporanea a partire dagli anni ’30 del secolo scorso.
Lucio Fontana, Piero Manzoni, Bruno Munari, Osvaldo Licini, Ben Vautier sono solo alcuni dei grandi nomi.
La collezione è quasi interamente conservata nei depositi ed esposta occasionalmente con selezioni antologiche.

Le raccolte sono in continuo divenire, grazie alle numerose donazioni e acquisizioni.

Il museo si caratterizza oggi per l’importante programmazione annuale di mostre ed eventi che mantengono il museo vivo e aggiornato sulla situazione artistica contemporanea, nazionale e internazionale, proponendo inoltre spunti di riflessione e confronti con alcuni dei protagonisti dell’arte ligure.

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In pieno centro cittadino, nel parco ottocentesco di Villetta Di Negro che affaccia su una delle più eleganti piazze di Genova, piazza Corvetto, si trova un luogo dedicato all’Estremo Oriente. Rivolto verso il mare, sorge un edificio in perfetto stile razionalista, appositamente progettato da Mario Labò per custodire la collezione donata alla città di Genova da Edoardo Chiossone. Abilissimo incisore genovese, che visse a Tokyo dal 1875 al 1898 e lavorò all’Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze, Chiossone è noto in tutto il mondo per aver progettato le prime banconote e carte valori giapponesi.

Il museo a lui intitolato è il primo dedicato all’arte giapponese ad essere fondato in Italia, nel 1905, e conserva la più grande, preziosa e varia collezione d’arte nipponica in Italia e una delle più importanti in Europa.

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Il museo si presenta come un connubio perfetto tra antico e contemporaneo: sorto negli spazi di un complesso conventuale agostiniano di origine medievale (XIII secolo), nel centro storico di Genova, adiacente alla chiesa sconsacrata di Sant’Agostino e vicino all’attuale sede della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova, è stato restaurato e ristrutturato dallo studio Albini-Helg-Piva fra il 1977 e il 1992, coniugando in modo straordinario tradizione e modernità.

Aperto nel 1983, è il più importante museo di scultura e architettura della Liguria; l’unico che offre una panoramica completa della scultura genovese a partire dal Medioevo (X secolo) fino all’età moderna (XVIII secolo).

È allestito all’interno del complesso conventuale di Sant’Agostino, con il chiostro quadrangolare trasformato in spazio espositivo. Il percorso completo comprende anche la chiesa agostiniana risalente al XIII secolo con torre campanaria del XV secolo e il chiostro medievale di forma triangolare, unico nel suo genere.

Questi edifici sono tra i pochi sopravvissuti dell’architettura gotica genovese del XIII secolo, poiché tutti gli altri andarono distrutti o pesantemente modificati fra il XIX e il XX secolo.

Le opere del museo provengono principalmente da edifici religiosi, soprattutto genovesi, non più esistenti, da alcune dimore private, da donazioni e acquisti.

La visita costituisce un vero e proprio tuffo nella storia della città e nell’arte antica e moderna in una cornice davvero straordinaria: reperti lapidei dal X al XVIII secolo, affreschi e sculture diventano i principali narratori dei secoli passati ricostruendo, in alcuni casi, edifici non più esistenti.

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La storia di Palazzo Ducale ha inizio in un momento fortunato della storia di Genova, quando la potenza economica della Repubblica Marinara si affermò in tutto il Mediterraneo, all’indomani della vittoria su Pisa nella battaglia navale della Meloria del 1284.

Le prime forme di governo comunale non disponevano di una sede stabile, ma dovevano riunirsi di volta in volta nelle dimore private dei singoli membri: vennero così acquisiti due edifici delle famiglie Doria e Fieschi, in una zona strategica nel centro della città medievale. Fu questo il primo nucleo del Palazzo, divenuto poi sede del doge – Ducale – nel 1339 con il primo doge Simon Boccanegra. Due secoli e mezzo dopo, consolidatasi la Repubblica con le riforme di Andrea Doria nel 1528, si decise di dare al Palazzo una veste sontuosa ed elegante, simbolo della Repubblica oligarchica e a tal fine nel 1591 fu incaricato l’architetto Andrea Ceresola detto il Vannone.

Il Ducale divenne così un palazzo in stile manierista, maestoso e imponente, difeso come una fortezza con l’attuale piazza Matteotti chiusa da una “cortina”: una vera e propria sede di Stato, con ambienti di rappresentanza e piazza d’armi.

Nel 1777 un furioso incendio devastò il nucleo centrale, in particolare i saloni del Maggiore e Minor Consiglio e la facciata principale del Palazzo. La ricostruzione fu affidata all’architetto ticinese Simone Cantoni, al quale si deve anche l’omonima scala elicoidale, che reinterpretò gli spazi in chiave neoclassica, accentuandone il carattere solenne e maestoso. Pochi anni dopo, la discesa di Napoleone in Italia segnò la fine della Repubblica, successivamente annessa al Regno di Sardegna nel 1815.

Venute meno le esigenze difensive e abbattuta la “cortina”, il Palazzo si trasformò radicalmente, divenendo sede di uffici amministrativi ed in seguito del Tribunale. Nei primi decenni del Novecento ci fu un’importante azione di restauro diretta da Orlando Grosso, che riportò alla luce le tracce medievali cancellando alcuni interventi seicenteschi, e ripristinò la facciata dipinta su piazza De Ferrari. Il Ducale di oggi è il frutto di un imponente recupero, condotto da Giovanni Spalla a partire dal 1980: un intervento che ha riscoperto l’unitarietà del progetto del Vannone, rivelandone il valore storico e restituendo un tassello di storia alla città, con tutta la ricchezza architettonica e urbanistica che ha accumulato nei secoli.

Dal 1992 Palazzo Ducale è un centro culturale dinamico e prestigioso, sede della Fondazione per la Cultura che organizza mostre d’arte, grandi rassegne, incontri ed eventi di carattere commerciale e culturale.

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Palazzo Reale nasce come grande dimora patrizia edificata dai Balbi – che lo costruirono tra il 1643 ed il 1650 – e dai Durazzo – che lo ampliarono tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo. Diventa Palazzo Reale nel 1824 quando viene acquistato dai Savoia.

Il palazzo è uno dei più vasti complessi architettonici sei-settecenteschi a Genova con saloni di rappresentanza completi di affreschi, stucchi, dipinti, sculture, arredi e suppellettili appartenuti alle famiglie nobili e reali che lo abitarono. Le volte dei salotti e delle gallerie sono affrescate da alcuni dei nomi più importanti della decorazione barocca e rococò.

Tra gli oltre cento dipinti esposti nelle sale si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento insieme a capolavori di Anton Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano, Ferdinand Voet e dei Bassano. Le radici di Palazzo Reale affondano nel Seicento e fu voluto dalla famiglia aristocratica dei Balbi. Il 4 febbraio 1643 Stefano Balbi, abile finanziere, presentò il progetto per l’imponente fabbrica che sarebbe sorta di fronte alla chiesa di San Carlo e affidò i lavori agli architetti Pier Francesco Cantone, Michele Moncino e Giovanni Angelo Falcone. L’impianto secentesco della costruzione era allora limitato all’attuale corpo centrale e per la decorazione delle sale furono chiamati alcuni degli artisti più apprezzati sulla scena genovese come Giovan Battista Carlone e Valerio Castello, ma anche i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.

Il palazzo cambiò di proprietà nel 1679, quando Eugenio Durazzo lo acquistò. Il nuovo proprietario oltre a ridecorare la maggior parte delle sale diede il via a nuovi lavori edilizi: la costruzione dell’ala orientale, la decorazione della lunga facciata su Strada Balbi e la ricostruzione del Teatro del Falcone. Nella prima metà del Settecento il palazzo assunse un’articolazione tutta scenografica, con la costruzione dei due corpi scala, del grande terrazzo a U e dell’ampliamento del cortile d’onore.

Risale a questa fase la Galleria degli Specchi, per la quale vennero presi come modelli d’esempio le gallerie dei Palazzi Colonna e Doria Pamphilj a Roma e la Galerie de Glaces, Versailles. All’inizio dell’Ottocento i Durazzo, afflitti da una crisi economica, misero in vendita il palazzo. Il primo a interessarsene fu Napoleone Bonaparte, ma alla fine ad aggiudicarsi la dimora nel 1824 fu il re di Sardegna Carlo Felice.

Furono subito previsti importanti lavori di restauro e gli appartamenti furono adattati ai bisogni della famiglia reale nuovo uso. Così in quei decenni fu costruito un passaggio coperto che univa la reggia su via Prè e alla Regia Darsena e vennero allestite la Sala del Trono, la Sala della Udienze, il Salone da Ballo e un appartamento nobile al primo piano.

Nel secondo piano nobile nell’ala di levante furono allestiti gli appartamenti del Re e della Regina, mentre l’ala di ponente fu destinata ad appartamento per il secondogenito di re Carlo Alberto, Ferdinando Duca di Genova.

I Savoia commissionarono le decorazioni ai più rispettati professori della locale Accademia Ligustica e nel 1821 Carlo Felice aveva acquistato un’ importante raccolta di dipinti per la quadreria, ormai scarna a causa dalle alienazioni volute dagli ultimi eredi Durazzo in epoca di crisi e dai trasferimenti di opere a Torino ordinati sia da Carlo Felice che da Carlo Alberto.

Palazzo Reale cambiò proprietario per l’ultima volta nel 1919, quando Vittorio Emanuele III lo cedette allo Stato Italiano.

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Il nobile Francesco Grimaldi fa costruire il palazzo al termine del Cinquecento su delle strutture medievali preesistenti. L’edificio ha un cortile, si affaccia su due piazze e si sviluppa su più piani. Nel 1599 è incluso nel sistema dei Rolli, l’elenco di dimore genovesi destinate a ospitare gli ambasciatori e gli aristocratici stranieri in visita in città. Alcuni anni più tardi il figlio di Francesco, Tommaso Grimaldi, chiama il pittore Lazzaro Tavarone per affrescare le sale di rappresentanza. Grazie al suo prestigio, l’edificio viene incluso nel volume “I palazzi di Genova”, il libro pubblicato dall’artista Pieter Paul Rubens nel 1622 per far conoscere in Europa le straordinarie dimore della città.

Nel 1650 Tommaso Grimaldi è sommerso dai debiti e si trova costretto a cedere il palazzo a suo cognato, Ansaldo Pallavicino. Ansaldo eredita dal padre Agostino la passione per le arti e diventa presto uno dei maggiori collezionisti della città. Una parte della raccolta Pallavicino, composta da dipinti, argenti e arredi, si conserva tuttora nel palazzo. Il figlio di Ansaldo, Nicolò Agostino Pallavicino non avrà discendenza, e così tutti i suoi beni passeranno nel 1709 alla sorella Anna Maria. Per mezzo del suo matrimonio con Gerolamo Doria, il patrimonio sarà ereditato dal loro figlio Paolo Francesco Doria.

Nel 1732, alla morte di Paolo Francesco, sua sorella Maddalena Doria diventa padrona dell’edificio. Maddalena si sposa con Nicolò Spinola, protagonista di molte vicende politiche genovesi e portatore del nome con cui la dimora è oggi conosciuta, Palazzo Spinola. Ma è Maddalena che fa dell’edificio tutto ciò che le “parrà e piacerà”. Tra il 1734 e il 1736 chiama numerosi artisti a lavorare al secondo piano nobile e lascia un’impronta indelebile nelle sue sale. Fa arrivare specchi da Parigi, appende i quadri come sono disposti in gran parte ancora oggi e connota il piano con il suo gusto personale. Le facciate vengono dotate in questi anni di un nuovo decoro in stucco, che ancora oggi si conserva. Il palazzo prende così un aspetto Rococò, il raffinato stile del pieno Settecento europeo.

Il nipote di Maddalena Doria, Paolo Francesco Spinola, è proprietario del palazzo negli anni della Rivoluzione Francese e della fine della Repubblica di Genova (1797). In tale periodo di incertezze politiche, il nobile ha numerosi problemi di salute e non riuscirà a garantirsi una discendenza. Morto senza figli nel 1824, il suo palazzo e la sua quadreria sono ereditati dal cugino materno Giacomo Spinola. I nobili appartenevano a due rami diversi della famiglia Spinola, Paolo Francesco a quello di San Luca, Giacomo a quello di Luccoli. Gli Spinola di Luccoli saranno gli ultimi proprietari del palazzo.

Con Giacomo Spinola la dimora vive i suoi ultimi anni di gloria. Il nobile finanzia numerosi restauri e rende l’edificio moderno, dotandolo di nuove cucine. Grazie a lui, arriva a palazzo un’importante collezione proveniente in parte dai suoi antenati e in parte dalla famiglia della moglie, Violantina Balbi. Inoltre, Giacomo salva dalla distruzione alcuni monumenti dedicati alla memoria di antichi esponenti del suo casato e li porta nella dimora. Dopo la sua morte, nel 1858, il patrimonio è ereditato prima dal figlio Francesco Gaetano e poi dal nipote Ugo Spinola, che traghetterà nel Novecento la storia del palazzo.

Franco e Paolo Spinola, figli di Ugo, non hanno discendenti. Mossi da una forte sensibilità culturale e consigliati dal Soprintendente Pasquale Rotondi, decidono di donare nel 1958 il palazzo e le sue collezioni allo Stato Italiano. L’anno successivo ne nascerà un nuovo museo, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. Da allora la dimora storica, che per secoli è stata la casa di ricchi nobili e ha custodito opere d’arte, arredi, documenti, apre le sue porte a un vasto pubblico.

Già nelle intenzioni dei donatori vi è il desiderio di trasformare gli ultimi piani dell’edificio in un moderno spazio museale. Tali ambienti ospitano in origine le stanze private dei proprietari e della servitù. Distrutti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, questi spazi si prestano, una volta restaurati, ad avere nuove funzioni. Il progetto prende forma nel 1992, quando inaugura la Galleria Nazionale della Liguria. Nelle sue sale è raccolta una serie di opere in continua crescita, acquistate dal museo con l’obiettivo di documentare più di cinque secoli di arte ligure. Dipinti come il Ritratto equestre di Gio. Carlo Doria di Pieter Paul Rubens e sculture come la Giustizia di Giovanni Pisano dialogano qui con importanti capolavori di artisti genovesi, italiani e stranieri.

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32 ettari e 18 chilometri di viali a Genova Voltri. Parco del XVIII secolo voluto dalla potente famiglia dei Brignole-Sale, ha ospitato nobili ed ambascerie dai regni europei. Un grande giardino all’italiana, un teatro bomboniera del 1785, un bosco romantico, un castello neoromanico con grotte e cascate artificiali, ulivi, daini, caprette tibetane ed un antico santuario realizzati su una collina che domina Voltri ed il Mar Ligure fra Genova e Savona.

Nel 1675 la villa fu acquistata da Giovanni Francesco Brignole Sale, dopo lavori di ampliamento i Brignole Sale la rinominarono villa Grande.

Nel 1699 il marchese Anton Giulio Brignole Sale commissionò i lavori di costruzione del giardino formale terminati nel 1711. Al doge Giovanni Francesco Brignole Sale si devono nel 1746 le terrazze, lo stemma e la scalea. Nel 1780 il voltrese Giuseppe Canepa decorò gli interni della villa in stile rococò a cui seguì l’intervento di Gaetano Cantone per la realizzazione del teatro storico. Nel 1803 vi lavorò Emanuele Andrea Tagliafichi che progetto un parco all’inglese e si dedicò ad alcuni interni del palazzo. Nel 1814 Carlo Barabino completò il bosco detto “del Leone” e nel 1872, Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, fece realizzare il vasto giardino romantico progettato da Giuseppe Rovelli. Nel 1888 la duchessa la lasciò in eredità perpetua all’Opera Pia Brignole Sale. Dal 1931 è in uso al Comune di Genova, inizialmente in affitto e poi dal 1985 in proprietà tranne il palazzo e l’antistante giardino.

Negli anni ha ospitato diversi ospiti illustri tra cui: Luisa Maria Adelaide di Borbone-Penthièvre, Maria Cristina di Savoia, Ferdinando II di Borbone, re Carlo Alberto, la regina Maria Teresa d’Asburgo e gli imperatori Francesco Giuseppe d’Austria e Guglielmo II di Germania.

Il giardino divenne famoso nella prima metà dell’Ottocento per le sue camelie e la collezione di agrumi, talmente apprezzati che venivano inviati regolarmente come regalo a Maria Teresa, regina di Sardegna e moglie di Carlo Alberto di Savoia. Di quegli anni è la rappresentazione di M.P. Gauthier e la descrizione fatta dal Bertolotti nel 1832: “tra principesche sale, nel mezzo di giardini e boschi di rinomanza europea”.

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale le truppe tedesche la dotarono di opere difensive per il controllo della costa e delle valli Leira e Cerusa. Mentre le trincee non sono più visibili sono ancora presenti bunker di vedetta e di ricovero.

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Il Parco Durazzo Pallavicini di Pegli, realizzato tra il 1840 e il 1846 , su progetto dell’architetto Michele Canzio, per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, rappresenta un’eccellenza nell’ambito del giardino storico romantico italiano ed europeo.

É stato pensato e costruito come un percorso scenografico-teatrale in 3 atti e si sviluppa lungo il versante della colline di Genova Pegli.

Il visitatore si ritrova immerso tra arte, natura e spiritualità: laghi, grotte, simbologia esoterica, splendide architetture e il camelieto storico più grande e antico d’Italia.

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