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Se per vacanza, svago o trasferta di lavoro ti trovi in una delle città coperte dal nostro servizio e hai necessità di un servizio di Pet Sitting per il tuo animale domestico durante la tua assenza, puoi usufruire del nostro innovativo servizio di Travel Dog Sitting.

I nostri Pet Sitter si prenderanno cura del tuo amico a 4 zampe, direttamente in albergo o davanti al luogo in cui non è ammesso (musei, parchi divertimento, locali, stadi, auditorium, ecc.).

Il servizio è personalizzabile in base ad ogni esigenza e richiesta.

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Cosa visitare a Roma?

Insieme a Pompei, Ostia Antica è il sito archeologico più grande del mondo.

L’antica colonia di Ostia deve la sua esistenza alla vicinanza del Tevere e del mare, come ricorda l’etimologia del suo nome (ostium, foce).

Secondo la tradizione, il quarto re di Roma Anco Marzio fondò Ostia nel 620 a.C. per sfruttare le saline alla foce del Tevere. I resti più antichi finora noti sono tuttavia successivi, risalenti cioè della seconda metà del IV secolo a.C.: si tratta delle rovine di un impianto fortificato (castrum) di forma grosso modo rettangolare e ordinato secondo l’incrocio perpendicolare dei due assi viari cardo e decumano.
La sua funzione era appunto quella di difendere la foce del Tevere con le saline e la costa laziale. Con il dominio di Roma sul Mediterraneo (II secolo a.C.), Ostia perse la sua funzione militare per divenire, come porto fluviale, il principale emporio mercantile della capitale.
Dall’età augustea e per tutto il II secolo d.C., Ostia divenne sempre più florida e popolosa, arricchendo il suo tessuto urbano di sontuosi edifici pubblici e residenze private. Dalla metà del III secolo d.C. cominciò una lento declino con il conseguente trasferimento a Porto di molte attività commerciali, fino alla metà del secolo successivo in cui dalle fonti letterarie apprendiamo che Ostia appariva abbandonata e isolata, tagliata fuori da una navigazione fluviale piena di ostacoli e da un sistema viario oramai fuori uso.

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Dal sito ufficiale

Il 18 aprile del 1506, il sabato dopo la Pasqua, papa Giulio II (1503-1513) poneva la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro nel luogo dell’attuale pilone di Santa Veronica (sud-ovest), che all’epoca si trovava all’esterno dell’antica chiesa costantiniana e medievale, sulla sinistra dell’abside.

Secondo la descrizione del cerimoniere Paride de Grassis, il papa scese nella profonda fossa di fondazione (7,45 m) tramite una scaletta allestita per l’occasione, vestito in abiti pontificali. Dopo una breve cerimonia il pontefice posò la prima pietra marmorea della nuova basilica e depose nel terreno un recipiente di terracotta con dodici medaglie modellate da Cristoforo Foppa, detto il Caradosso, per commemorare la fondazione dell’erigendo edificio.

Iniziava così un’avventura artistica e spirituale senza precedenti, che sarebbe durata oltre un secolo, attraverso 20 pontificati. Pur adottando di volta in volta progetti e soluzioni architettoniche diverse, i papi del Rinascimento non vollero mai discostarsi dalla precedente tradizione, che poneva al centro della Basilica la tomba di San Pietro. Per il compimento del maestoso edificio si avvalsero dell’opera di alcuni tra i più noti architetti del Rinascimento, come Fra’ Giovanni Giocondo (1433-1515), Raffaello Sanzio (1483-1520), Giuliano da Sangallo (1445-1516), Antonio da Sangallo (1485-1586), Baldassarre Peruzzi (1481-1536), Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573), Giacomo della Porta (1533-1602) e Carlo Maderno (1556-1629). Quest’ultimo completò la Basilica erigendone la facciata tra il 1608 e il 1612. Nel Seicento si deve a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) la grandiosa Piazza San Pietro, mentre al Settecento risalgono importanti decorazioni all’interno della Basilica.

VISITE

Dal sito ufficiale

Sito archeologico, fortezza e prigione, ma anche residenza pontificia ricca di episodi artistici di grande rilievo, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo non può che riflettere le alterne e numerose variazioni d’uso della sua sede e può essere considerato, al contempo, monumento, area archeologica e museo. Quest’ultima accezione è determinata dalle eterogenee collezioni qui confluite in diversi momenti.

Castel Sant’Angelo entra nel demanio dello Stato Italiano nel 1870, come carcere militare e caserma. L’edificazione dei Lungotevere (1890-1893) comportò una serie di scavi e sterri fuori e dentro l’edificio, da cui provennero diversi reperti lapidei e armi antiche dal quale ebbe vita un primo antiquarium. Anche se diversi ambienti erano ancora adibiti ad uso delle truppe, nel 1901, venne normalizzata la visita del monumento: nelle Sale di Clemente VIII e della Giustizia fu esposto materiale storico, fotografico, una prima raccolta d’armi, monete e ceramiche rinvenute nei pressi del Castello.
Quando venne acquistato nel 1907 un nucleo di sculture antiche dal Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, era già stato inaugurato, in Castel Sant’Angelo, il Museo Storico del Genio Militare. La creazione di quest’ultimo, venne ufficializzata solo nel 1911 in occasione dell’Esposizione Universale quando molti spazi interni ed esterni alla Mole vennero utilizzati per ricostruzioni ambientali. In considerazione del successo dell’evento, vi venne istituito anche un Museo della Scultura e delle Arti Minori i cui pezzi inizieranno a giungere solo nel 1926, contemporaneamente alcune opere già acquisite dal Castello, furono dirottate in Palazzo Venezia dove era stato istituito il Museo di Storia del Medioevo e della Storia di Roma.
Nel 1916, Mario Menotti, dona una collezione di antichi dipinti ed arredi destinati ad arredare la Sala di Amore e Psiche. Seguirà, nel 1928, una donazione analoga dalla famiglia Contini Bonacossi che, andrà ad arredare e decorare le sale degli appartamenti papali.
La nascita e l’imprinting fondamentale del Museo si devono al generale Mariano Borgatti, primo direttore del Castello. Dalla gestione militare deriva la progressiva acquisizione di una cospicua collezione d’armi antiche e moderne e di cimeli storico-militari. L’impronta militare fu mantenuta dal Museo fino agli anni Settanta dello scorso secolo, momento in cui iniziarono ad affacciarsi differenti orientamenti museologici. La pinacoteca, fu organizzata con criterio cronologico; nella Sala della Giustizia e nella Cagliostra trovò posto la collezione di ceramiche (XV-XVIII secolo), le sculture medievali e moderne, in parte oggetti già in loco in parte acquistati appositamente, nella Sala delle Colonne ed in quelle attigue.

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Dal sito ufficiale

La catacomba di Priscilla, conosciuta in tutti i documenti topografici e liturgici antichi, si apre sulla Via Salaria con ingresso presso il convento delle Suore Benedettine di Priscilla. Per la quantità di martiri qui sepolti, questo cimitero era chiamato la regina catacumbarum.

Scavata tra il secondo e il quinto secolo, prende inizio da ambienti ipogei preesistenti, dei quali i principali sono un arenario, un criptoportico e l’ipogeo con le tombe degli Acili Glabrioni. A tale famiglia appartiene la donatrice del terreno, la nobildonna Priscilla, la cui memoria ricorre il 16 gennaio nel Martirologio Romano, che la indica come benefattrice della comunità cristiana di Roma. Questo cimitero, perduto come tanti altri per l’occultamento degli ingressi a protezione dai saccheggi, è stato uno dei primi ad essere ritrovato nel sedicesimo secolo e perciò abbondantemente derubato di lapidi, sarcofagi, tufo e corpi di presunti martiri.

Conserva pitture particolarmente belle e significative: la visita comprende le principali di queste.

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Dal sito ufficiale

Si trovano sulla destra della Via Appia Antica, dopo la chiesetta del “Quo Vadis”.

Le Catacombe di San Callisto sono tra le più grandi e importanti di Roma. Sorsero verso la metà del secondo secolo e fanno parte di un complesso cimiteriale che occupa un’area di 15 ettari di terreno, con una rete di gallerie lunghe quasi 20 chilometri, su diversi piani, e raggiungono una profondità superiore ai 20 metri. In esse trovarono sepoltura decine di martiri, 16 pontefici e moltissimi cristiani.

Prendono nome dal diacono San Callisto, che, all’inizio del III secolo, fu preposto da Papa Zefirino all’amministrazione del cimitero e così le Catacombe di San Callisto divennero il cimitero ufficiale della Chiesa di Roma.

Nel sopratterra sono visibili due basilichette con tre absidi, dette “Tricore”. In quella orientale furono probabilmente sepolti il papa San Zefirino e il giovane martire dell’Eucarestia, San Tarcisio.

Il cimitero sotterraneo consta di diverse aree. La Cripta dei Papi è il luogo più sacro ed importante di queste catacombe, chiamato “il piccolo Vaticano” perché vi furono sepolti 9 papi e, probabilmente, 8 dignitari della Chiesa del 3º secolo. Lungo le pareti sono le iscrizioni originali in greco di 5 papi. Su 4 lapidi, accanto al nome del pontefice c’è il titolo di “vescovo”, perché il papa era considerato il capo della Chiesa di Roma, e su due lapidi c’è anche l’abbreviazione greca di “MPT” (martire).

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Dal sito ufficiale

Le catacombe di Santa Domitilla sono, tra le più vaste di Roma, includono una basilica semi-ipogea e 17 km di gallerie e corridoi distribuiti su quattro differenti livelli, per un totale di 150.000 sepolture.

Le Catacombe di Domitilla si estendono lungo l’antica via Ardeatina, sul luogo delle proprietà della nobile Flavia Domitilla, nipote di Flavio Clemente, di nome pure Flavia Domitilla. Questa parte della gens Flavia avrebbe avuto simpatie cristiane, perché sappiamo dagli storici del tempo che Domiziano fece condannare a morte per motivi religiosi Flavio Clemente e all’esilio nelle isole pontine, sua moglie e sua nipote. Prima dell’esilio, la nipote del console mise a disposizione della comunità cristiana i suoi possedimenti sull’Ardeatina, ove poi sarebbe sorto il più vasto cimitero sotterraneo cristiano di Roma.

I martiri più importanti del cimitero sono Nèreo ed Achìlleo, due soldati vittime probabilmente della persecuzione di Diocleziano (304 d.C.). Erano sepolti nella basilica, maestosa aula absidata del tempo di papa Siricio (384-399), preceduta da un nartece e suddivisa in tre navate da colonne con capitelli di recupero. Un altro nucleo molto antico è l’ipogeo dei Flavi, che ha origine alla fine del II sec. d.C. come ipogeo privato pagano per poi accogliere, durante il III sec., sepolture cristiane decorate con scene tratte dalle Sacre Scritture. Completano la visita: il cubicolo di Veneranda, l’arcosolio degli Apostoli Piccoli ed il cubicolo del fossore Diogene.

Le catacombe di Domitilla sono le uniche, tra tutte quelle aperte al pubblico, ad avere ancora oggi una Basilica sotterranea visitabile, costruita alla fine del IV secolo durante il pontificato di papa Damaso (366-384): essa fu dedicata ai santi martiri Nereo e Achilleo sepolti sotto l’area absidale nei pressi della tomba di santa Petronilla.

Visitando questo luogo si avrà la possibilità di conoscere più da vicino alcuni aspetti della vita delle comunità cristiane dei primi secoli, la loro fede nella resurrezione e nella vita eterna, ammirandone la testimonianza rimasta fissata nel corso dei secoli nelle decorazioni simboliche sui frammenti lapidei e i magnifici affreschi, segno del rapporto con Dio e del culto dei martiri sepolti in questo antico cimitero.

PRENOTA

Dal sito ufficiale

Il sito originariamente denominato “ad catacumbas” ossia, secondo la spiegazione più diffusa, “presso l’avvallamento”, per la presenza di antiche cave di pozzolana.
Per consuetudine questo toponimo è stato poi assunto per indicare i cimiteri sotterranei cristiani, noti oggi come catacombe.
Come spesso accadeva nell’antichità la cava venne riadattata e adibita dai cristiani in cimitero, con sepolture modeste come loculi e arcosoli. La comunità cristiana, dato l’ingente numero dei propri membri, il processo dell’inumazione e l’elevato costo dei terreni suburbani, continuò l’escavazione della catacomba fino a formare una districata rete di gallerie sotterranee di 12 km su tre livelli.
Prima dell’avvento del cristianesimo i romani usavano chiamare i loro luoghi di sepoltura con il vocabolo greco “necropolis”, cioè la città dei morti.
I primi cristiani, invece, preferirono denominarlo “cimitero”, dal greco “koimào” che significa “dormire”.

Percorrendo le gallerie della catacomba si può notare la grande varietà delle tombe e delle decorazioni. Ogni tomba aveva il suo piccolo contrassegno per essere riconosciuta, spesso un oggetto o un semplice frammento: una lucerna, una moneta, un fondo di coppa, un monile, un giocattolo di un bambino.
In molti casi, un nome tracciato o un graffito sulla calce di chiusura, ci ha tramandato la memoria del defunto.
un evento fondamentale per lo sviluppo e la notorietà della catacomba fu la deposizione del corpo del martire Sebastiano.
La venerazione dei fedeli per questo testimone di Dio provocò mutamenti profondi all’interno della catacomba. I posti vicini alla tomba venerata vennero sempre più ricercati.

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Dal sito ufficiale

L’edificio è una centrale termoelettrica del 1912, riconvertita in museo nel 1997. Al suo interno espone sculture, mosaici e reperti archeologici di età romana appartenenti alle Collezioni dei Musei Capitolini.

Visitare il museo è fare un viaggio a ritroso nella storia di Roma: la città moderna, quella industriale, raccontata attraverso i macchinari e gli arredi ancora presenti al suo interno, pertinenti alla prima funzione dell’edificio; la città antica, illustrata attraverso alcuni eccezionali reperti archeologici, esposti dove possibile per contesti di provenienza.

Partendo dalle opere d’arte più antiche, risalenti alla Roma dell’età repubblicana, il percorso si snoda tra i grandiosi gruppi statuari dei templi ed edifici pubblici del centro monumentale, per poi concludersi con le preziose sculture e i mosaici che decoravano le ricche dimore private.

Al piano terra si trova uno spazio riservato alle mostre temporanee.

Una sala è dedicata alla esposizione delle tre vetture appartenenti al treno di Pio IX, risalenti al 1858.

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Dal sito ufficiale

L’Anfiteatro Flavio, più comunemente noto con il nome di Colosseo, si innalza nel cuore archeologico della città di Roma e accoglie quotidianamente un gran numero di visitatori attratti dal fascino della sua storia e della sua complessa architettura.

L’edificio, detto Colosseo per via di una colossale statua che sorgeva nelle vicinanze, venne edificato nel I secolo d.C. per volere degli imperatori della dinastia flavia, ed ha accolto, fino alla fine dell’età antica, spettacoli di grande richiamo popolare, quali le cacce e i giochi gladiatori. L’edificio era, e rimane ancora oggi, uno spettacolo in se stesso. Si tratta infatti del più grande anfiteatro del mondo, in grado di offrire sorprendenti apparati scenografici, nonché servizi per gli spettatori.

Simbolo dei fasti dell’impero, l’Anfiteatro ha cambiato nei secoli il proprio volto e la propria funzione, offrendosi come spazio strutturato ma aperto alla comunità romana.

Nel 438 con l’abolizione dei giochi gladiatori per volere di Valentiniano III l’anfiteatro subisce un lento e progressivo declino tanto da essere utilizzato nel Medioevo e nel Rinascimento come cava di materiali, utilizzati anche per la costruzione della Basilica di San Pietro, e come ricovero per animali e sede per laboratori artigianali e abitazioni, mentre lungo è il processo della sua cristianizzazione. Dalla stagione romantica nella quale il fascino della rovina attrasse letterati e artisti si passò presto a quella degli scavi sistematici e dei restauri.

Oggi l’Anfiteatro è un monumento alle opere dell’ingegno umano che sopravvivono al tempo e si presenta ancora come una struttura accogliente e dinamica che offre un’ampia panoramica sugli spazi interni, ma anche suggestive viste sulla città quando ci si affaccia dai fornici esterni.

Periodicamente ospita esposizioni temporanee legate ai temi dell’antico e del suo rapporto con la contemporaneità, nonché spettacoli moderni. Questo portato di vicende e di esperienze ha fatto dell’Anfiteatro un luogo che si rinnova ogni giorno, significativo per tutti e capace di raccontare a ciascuno una Storia.

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La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, situata nei pressi di Valle Giulia, con le sue 20.000 opere tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, offre un’ampia visuale sull’arte dall’Ottocento fino ai giorni nostri. 

Si tratta dell’unico museo nazionale dedicato interamente all’arte moderna e contemporanea. 

Sostenuta dall’autonomia speciale della Riforma del MiBAC, la Galleria Nazionale si propone come luogo di ricerca e sperimentazione dove riflettere sui linguaggi, sulle pratiche espositive e sul ruolo del museo contemporaneo.

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Il MAXXI è il primo museo nazionale dedicato alla creatività contemporanea.
Pensato come un grande campus per la cultura, è stato progettato da Zaha Hadid, vincitrice di un concorso internazionale, ed è una grande opera architettonica dalle forme innovative e spettacolari. Produce e ospita mostre di arte, architettura, design e fotografia, ma anche progetti di moda, cinema, musica, performance di teatro e danza, lecture e incontri con artisti, architetti e protagonisti del nostro tempo. La Collezione è esposta con ingresso gratuito dal martedì al giovedì con opere a rotazione. Il MAXXI è molto più di un museo: una piattaforma aperta a tutti i linguaggi della creatività e luogo di incontro, di scambi e collaborazioni, uno spazio aperto a tutti, un laboratorio di idee e di futuro.

Il MAXXI è gestito da una Fondazione costituita nel luglio 2009 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e presieduta da Alessandro Giuli.

La programmazione delle attività – mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi – rispecchia la vocazione del MAXXI ad essere non solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio ma anche, e soprattutto, un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo.

Sede del MAXXI è la grande opera architettonica, dalle forme innovative e spettacolari, progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma.

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I Mercati di Traiano sono un complesso archeologico dalle caratteristiche assolutamente uniche a Roma e possiamo dire nel mondo; rappresentano infatti un “quartiere” che ha vissuto l’evoluzione della città dall’età imperiale ai giorni nostri, costantemente riutilizzato e trasformato: da centro amministrativo strategico dei Fori imperiali, a residenza nobiliare, a fortezza militare, a sede prestigiosa di convento, a caserma…in un continuo divenire, che si avverte nelle trasformazioni architettoniche e nei segni delle diverse “mani” che nelle differenti epoche hanno riadattato il complesso alle varie funzioni, per giungere fino a noi e avviarsi ad una nuova “stagione” di vita.

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La nascita dei Musei Capitolini viene fatta risalire al 1471, quando il papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue bronzee di grande valore simbolico.

Le collezioni hanno uno stretto legame con la città di Roma, da cui proviene la maggior parte delle opere.

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Il Sistema Musei di Roma Capitale è costituito da un insieme estremamente diversificato di luoghi museali e siti archeologici di indubbio valore artistico e storico.

Insieme ai Musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo, fanno parte del Sistema il Museo dell’Ara Pacis, progettato da Richard Meier e sede di importanti mostre, ma anche i Mercati di Traiano con il Museo dei Fori Imperiali, e il Museo di Roma a Palazzo Braschi.

Il Sistema è anche arricchito da alcuni “tesori nascosti”, piccoli musei con collezioni preziose come il Museo Napoleonico, il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, il Museo Carlo Bilotti, il Museo Pietro Canonica, il Museo delle Mura e altri ancora, tutti da scoprire.

Eventi e mostre temporanee contribuiscono a rendere il Sistema Musei Civici un unicum rispetto alle altre realtà italiane, con un’offerta di iniziative sempre nuove e rivolte a tutti i tipi di pubblico.

I servizi museali sono curati da Zètema Progetto Cultura in affidamento da Roma Capitale.

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“I Vaticani, il Museo dei Musei” non si limitano ad accogliere le ricche collezioni di arte, archeologia ed etno-antropologia create dai Pontefici nel corso dei secoli, ma comprendono anche alcuni dei luoghi più esclusivi e artisticamente significativi dei Palazzi Apostolici.
Prima ancora di ripercorre la storia delle raccolte museali, il racconto non può non soffermarsi anche sugli ambienti scelti nelle diverse epoche dai Papi come luoghi privati di residenza o preghiera. A partire, in ordine cronologico, dalla Cappella Niccolina e dall’Appartamento Borgia.

Nel primo anno del suo Pontificato, Papa Niccolò V Parentucelli chiama il Beato Angelico a decorare la cappella privata dei suoi appartamenti, collocati nel Palazzo Apostolico. Tra i più grandi umanisti dell’epoca, il Pontefice commissiona al celebre artista, nonché frate domenicano, un ciclo di affreschi dedicati a Santo Stefano e San Lorenzo: il Beato Angelico raffigura sulle pareti episodi che narrano momenti della loro vita, tratti dagli “Atti degli Apostoli”.
Le decorazioni, che appaiono ricche di dettagli e di citazioni colte, rendono la Cappella Niccolina un perfetto esempio di congiunzione tra il pensiero religioso e quello umanistico dell’arte pittorica quattrocentesca.

Tra il 1995 e il 1996 un magistrale restauro viene eseguito sulle opere dell’Angelico che decorano l’antico luogo privato di preghiera di Niccolò V.

Papa Alessandro VI Borgia, che sale al soglio pontificio nel 1492, sceglie di abitare nell’ala più riservata del Palazzo Apostolico e ne commissiona la decorazione a Bernardino di Betto detto il Pinturicchio. Nel 1494 l’opera è completata e un mirabile ciclo di affreschi decora i diversi ambienti che si susseguono. Alla morte del Pontefice, segue l’abbandono delle stanze. È soltanto alla fine dell’Ottocento che l’Appartamento Borgia viene aperto al pubblico.

Attualmente gran parte delle stanze volute da Papa Alessandro VI sono destinate all’esposizione della Collezione d’Arte Contemporanea inaugurata nel 1973 proprio da Paolo VI.

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“Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un’ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio”.

E’ con queste parole che Augusto nelle Res Gestae, suo testamento spirituale, ci ha tramandato la volontà del Senato di costruire un altare alla Pace, a seguito delle imprese da lui portate a termine a nord delle Alpi tra il 16 e il 13 a.C., tra cui l’assoggettamento dei Reti e dei Vindelici, il controllo definitivo dei valichi alpini, la visita alla Spagna finalmente pacificata, la fondazione di nuove colonie e l’imposizione dei nuovi tributi.

La dedicatio dell’Ara Pacis, la sua inaugurazione, ebbe luogo il 30 gennaio del 9 a.C.
Sembra, stando alla testimonianza dello storico Cassio Dione (LIV, 25.3), che in un primo momento il Senato avesse proposto di edificare l’altare all’interno della sua stessa sede, la Curia, ma l’idea non ebbe seguito e fu preferito il Campo Marzio settentrionale, di recente urbanizzazione. L’altare dedicato alla pace veniva così a trovarsi, non a caso, al centro del vasto pianoro sul quale tradizionalmente si svolgevano le manovre dell’esercito, della cavalleria e, in tempi più recenti, le esercitazioni ginniche della gioventù romana.

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Situato nel cuore rinascimentale di Roma, tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II, palazzo Braschi viene progettato dall’architetto imolese Cosimo Morelli (1732-1812) per incarico di Papa Pio VI (1775 – 1799) che vuol farne dono al nipote, Luigi Braschi Onesti.
Alla realizzazione dell’edificio si fa fronte con le ricchezze che il Pontefice fa affluire nelle casse del nipote Luigi, grazie all’attribuzione spregiudicata di numerosi privilegi. Palazzo Braschi rappresenta dunque una delle ultime testimonianze di nepotismo pontificio prima delle trasformazioni politiche e culturali indotte dalla Rivoluzione francese.

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Palazzo delle Esposizioni è il più grande spazio espositivo interdisciplinare nel centro di Roma: più di 10.000 metri quadri, articolati su tre piani, Livello 0, 1 e 2, ospitano eventi culturali e offrono servizi ai visitatori. Inoltre, il Palazzo è dotato di una Sala Cinema da 139 posti, dell’Auditorium (sala multimediale per 90 persone) e del Forum (sala polifunzionale), oltre a una caffetteria di 290 mq, un ristorante per 240 persone di 400 mq di e una libreria di 470 mq.

Dopo cinque anni di lavori di restauro e riqualificazione funzionale dei suoi spazi, Palazzo delle Esposizioni, in sintonia con quanto accade nelle maggiori capitali europee, è uno spazio di cultura e suggestioni, capace di proporre ai visitatori progetti qualitativamente elevati, standard tecnologici di eccellenza e politiche di accoglienza degli ospiti attente e moderne.

Un centro culturale tra i più aggiornati, in continuo e proficuo scambio con le più importanti istituzioni culturali internazionali. Con la riapertura del Palazzo delle Esposizioni, l’Azienda Speciale Palaexpo conferma e rafforza il proprio ruolo di primo piano in Italia quale ente produttore di servizi integrati: dalle mostre d’arte alle rassegne cinematografiche, dal teatro alla fotografia, dalla musica alla presentazione di libri ed eventi.

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Roma Sotterranea – Speleologia per l’Archeologia – è un’Associazione Culturale nata nel 2000 dal progetto di alcuni speleologi appassionati di archeologia di creare una struttura dedicata all’attività di speleologia urbana nella città di Roma.
Fanno parte del gruppo archeologi, geologi, architetti, ingegneri e semplici appassionati che collaborano quotidianamente con le più importanti istituzioni pubbliche statali e comunali.

Parallelamente all’attività speleologica, propongono un programma di visite guidate in ambienti sotterranei, siti archeologici, luoghi e quartieri storici di Roma.

PROGRAMMA

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Volute dall’imperatore Settimio Severo, ma inaugurate nel 216 d.C. dal figlio Caracalla, le Terme hanno una pianta rettangolare, tipica delle “grandi terme imperiali”, costituite da un corpo centrale, cui si accedeva da quattro porte principali poste sul lato nord-orientale, e ambienti funzionali (piscine, palestre, spogliatoi) posti in simmetria lungo un unico asse.

A partire dal 1824 e fino agli anni Novanta del Novecento, scavi sistematici hanno riportato alla luce le bellezze del complesso, che oggi sorprende per le possenti mura che in alcuni tratti superano l’altezza di 30 metri.

Dal 1938 al 1993 la zona del calidarium (piscina di acqua calda) è stata sfruttata per le stagioni liriche estive del Teatro dell’Opera. Dal 2001 le Terme si sono riaperte alla musica classica con la costruzione di un palcoscenico temporaneo e rimovibile lontano dalle strutture nel rispetto del monumento.

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